venerdì 14 gennaio 2011

le "Nanas" di Niki al Mamac di Nizza

Nei paesi del Maghreb "nana" è il thè alla menta, ma nel francese familiare sta ad indicare donna, ragazza e nella comunicazione orale viene molto usata. La trovo parola bellissima:  sarà la dizione veloce, sarà la musicalità della sillaba ripetuta con l'accento sull'ultima vocale, ma è allegra e spiritosa  proprio come le Nanas di Niki de Saint Phalle, artista franco-americana, eclettica e cosmopolita, di cui si è detto di tutto e il contrario di tutto. .Al Mamacil Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Nizza, Niki, poco prima di morire  ha offerto 170 opere fra pitture, sculture, litografie, stampe, diversi documenti e naturalmente le sue "ragazze", queste donne gigantesche dell'universo femminile, soggetto d'elezione dell'artista,  spuntate come per magia da un suo mondo onirico.

Ho parlato di magia e mondo onirico, valenze positive che non corrispondono alla realtà interiore dell'artista drammaticamente abitata invece da orribili fantasmi: "J'ai écrit ce livre d'abord pour moi-meme, pour tenter de me délivrer enfin de ce drame qui a joué un role si déterminant dans ma vie. Je suis une rescapée de la mort, j'avais besoin de laisser la petite fille en moi parler enfin. Mon texte est le cri désespéré de la petite fille". Une rescapée de la mort, una sopravvissuta alla morte si definisce Niki de Saint Phalle nel  suo libro autobiografico e scritto a mano "Mon Secret" del '94. Il suo terribile segreto è l'incesto del padre all'età di 11 anni. L'orribile violenza lascia dei segni, segni di ciò che non è più, ma la cui assenza è scolpita nell'esistenza. Già parlarne, scriverne è un atto di trasgressione- perché la violenza è segreta- nominare una cosa immonda è darle nuovamente vita, risuscitarla dai propri anfratti più profondi mentre si vorrebbe seppellirla, dimenticarla. Niki de Sain Phalle dirà l'indicibile, il suo indicibile, attraverso l'arte, strumento vitale per esorcizzare la morte.Dapprima l'ospedale psichiatrico a Nizza, tranquillanti e barbiturici, nella borsetta sempre a portata di mano un paio di forbici, un coltello, le sue Nanas degli inizi sono pallide, fatte di stoffa e di stracci, a guardarle bene da vicino sono un ammasso di cocci di bambole rotte, arti disarticolati incollati o cuciti qua e là, tubi di pittura, pettini, un mondo tragico e scomposto, contrasto fra l'apparenza e certi attributi, i seni a volte paiono dei mitra spianati. Poi la pulsione di vita riprende il sopravvento e le Nanas offriranno tutta la loro femminilità esuberante, diventeranno sontuose veneri sgargianti e luminose di colori , una rivoluzione ludica di quella bimba che vuole di nuovo  sognare. 

Mi piacerebbe tanto andare in Toscana, a Garavicchio, una frazione di Capalbio: c'è il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle, creato su un terreno messo a disposizione dell'artista dalla famiglia Caracciolo. Troverei le sue creazioni ispirate alle figure degli arcani maggiori dei Tarocchi, opere monumentali e talvolta abitabili, miscuglio di scultura, pittura ed architettura, chissà forse rifugio e fortezza in un mondo "altro".

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