martedì 20 novembre 2012

isola Teshima: Matrix

Di tutti i post che ho già scritto sul Giappone e di quelli che ancora scriverò, è a questo di oggi che in assoluto tengo di più, perchè il Teshima Art Museum è un posto magico. Temo di non essere all'altezza, difficile tradurre con poche immagini e parole bellezza ed emozioni, ma vorrei riuscire a condividere almeno un infinitesimale frammento di quell'incanto.
 In quel giorno tutto è stato all'insegna del bello: cielo blu e sole radioso, i bambini disciplinati e contenti sul molo  di Takamatsu nell'attesa del ferry-boat per chissà quale destinazione, la navigazione nel mare interno di Seto, le coltivazioni sull'acqua, lo spettacolo delle altre isole intorno, talvolta verdi e vicine, altre solo brumose nei profili all'orizzonte.



All'approdo sull'isola, dopo un'ora di percorso scivolando sull'acqua, il villaggio dei pescatori, sulla spiaggia una nonna sorridente con la sua nipotina dal cappello monello,  la camminata per una strada asfaltata in salita che ignoravamo dove ci avrebbe portati.

Sul pianoro finalmente in cima la vista del mare interno, campi di riso, vegetazione rigogliosa  e la sorpresa del Teshima Art Museum.  "...The main theme of my approach to the site was harmony between architecture and nature, as well as harmony between the site and the environment around it. Considering both the repetitive straight lines of the rice terraces and the organic free curves of natural landforms, I specifically decided to create a landscape containing both linear and organic elements...", scrive Ryue Nishizawa, l'autore di questa straordinaria  struttura architettonica.
Il Teshima Art Museum è dedicato all'arte e all'architettura e fa parte di un ampio progetto per rivitalizzare il tessuto demografico ed economico dell'intera regione delle isole del Mare Interno che erano in stato di crisi e di abbandono attraverso l'inserimento di opere e architetture contemporanee nel contesto paesaggistico. E' stato inaugurato nel 2010 con un'unica opera, Matrix, un'installazione permanente della scultrice Rei Naito. L'artista si è fatta internazionalmente conoscere nel 1997 alla quarantasettesima Biennale di Venezia con la sua opera "Une place sur la Terre" al Padiglione Giapponese.

Davanti ai nostri occhi strutture come  delle grandi gocce, non di acqua ma di cemento bianco misteriosamente solidificatesi sui prati: in quella rotonda  book e coffee shop e già lì, stupore, ci interroghiamo su dove siamo, in un igloo? in un film di fantascienza? in un sogno del futuro? Fuori del tempo?



Dentro  l'altra goccia di cemento  bianco che ospita l'installazione di Rei Naito si accede attraverso un tunnel, in silenzio, in fila indiana  uno per volta, a piedi nudi. Rigorosamente proibito fare foto all'interno perché giustamente si impone il raccoglimento,  nulla deve distrarre la magia del luogo e l'emozione immensa che suscita. Queste ultime tre foto del post sono tratte dalla documentazione del museo.

Uno spazio totalmente vuoto, senza travi nè finestre, ma con due aperture ovali sul soffitto, dialogo ininterrotto fra il fuori e il dentro, fra un sottile involucro di calcestruzzo bianco e il cielo, il vento, la pioggia, la neve, il sole, le fronde degli alberi, uccelli di passaggio che possono volare dentro, grandi  spiragli di cemento, come un invito al mondo a entrare. Un filo, probabile metafora della vita umana, è sospeso in un'apertura e oscilla di qua e di là in balia del vento. Per terra, e bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, minuscoli fori da cui zampillano gocce d'acqua. E ogni goccia fa un suo percorso non so se casuale o programmato dalle pendenze del suolo: si gonfia, ghiaccia se è inverno, cresce, raggiunge altre gocce,  le gocce si avvicinano, si fondono e poi si allontanano, si dividono, assumendo ogni volta nuove forme,  danza imprevedibile e misteriosa di ogni goccia.

Rei Naito scrive:   A space, just like that,
comes into being as something that goes back to nature as it is.

Matrix
Is it always beside us, and everything is born from and nourished by it.
Something that makes life on earth possible and also that observes life on earth- as a vessel.
Through space, as it feels

Like a vessel that accepts nature as it is
Based on the idea that anything before us is good
Man is reborn moment after moment, newborn each time
Natural vitality (tama/anima) is there and here
Somebody other than me is there, living on earth now as I do
Is it a blessing in its own sake to exist on earth?

(From a lecture to the staff of Teshima Art Museum on October 4, 2010)

Nello scambio all'uscita diverse  immaginazioni e fantasie, ma per tutti una metafora della vita con i suoi percorsi casuali e imprevedibili, un flusso continuo di inizio e fine, di vicinanze e lontanaze, unioni e separazioni, una simbolica origine del mondo con formazioni di rigoli che fanno pensare al confluire di spermatozoi  nelle più grandi pozze d'acqua, come degli  ovuli primordiali. L'acqua come origine del mondo, l'acqua come fonte di vita. Questa installazione non poteva che chiamarsi "Matrix".

E' forse utile sapere che l'artista è nata a Hiroshima.

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